Dopo gli interventi di importanti ospiti, tra cui Capanna, Onida, Urbinati, ecc... apre anche al pubblico il dibattito sul tema Scienza e Democrazia avviato dalla Fondazione Diritti Genetici.
Da oggi 23 febbraio è infatti possibile inviare il proprio intervento in formato PDF che sarà pubblicato sul sito o commentare uno degli interventi già pubblicati.
A chi appartiene la scienza? A chi la fa, a chi la finanzia, a chi ne fruisce?
Oggi discutere di scienza e democrazia sembra quasi un lusso che non possiamo più permetterci, eppure mai come adesso, un’età storica dominata dalla tecnica – e dai tecnici – appare opportuno riflettere sulla necessità che i cittadini siamo maggiormente coinvolti nei processi decisionali della scienza.
Numerosi sono i fronti di riflessione, già emersi nel dibattito: dalla critica allo scientismo al rapporto scienza-etica, dalla partecipazione democratica al primato della politica nelle scelte che riguardano scienza e tecnica, dalla gestione del rischio alla necessità di incrementare la ricerca scientifica pubblica.
Tutti sono invitati a partecipare collegandosi al sito http://www.scienceanddemocracy.it/
Un blog per parlare delle ultime notizie in campo di OGM e Biotecnologie
giovedì 23 febbraio 2012
Il dibattito Scienza e democrazia si apre al pubblico
martedì 21 febbraio 2012
Nadia Urbinati: Epistemocrazia
Nuovo intervento al dibattito Scienza e Democrazia 2012, questa volta da parte di Nadia Urbinati, Docente di Teoria Politica alla Columbia University.
Per leggere l'intervento: Nadia Urbinati, Epistemocrazia
Per leggere l'intervento: Nadia Urbinati, Epistemocrazia
martedì 7 febbraio 2012
La scienza in una società democratica
Nuovo intervento sul blog Scienza e Democrazia questa volta di Marco Mamone Capria, docente dell'Università di Perugia.
Le opinioni di un cittadino, nelle nostre società, sono libere: se pensa che gli asini volano o che il volo delle streghe su un manico di scopa è impossibile, nessuna istituzione lo perseguiterà per questo. Com’è noto, ciò non è sempre accaduto: in tempi e luoghi non molto lontani se qualcuno era accusato di avere opinioni in contrasto con i dogmi della chiesa cattolica, o – per citare un altro esempio storicamente significativo – con i principî del materialismo dialettico, poteva essere inquisito e punito.
Le opinioni di un cittadino, nelle nostre società, sono libere: se pensa che gli asini volano o che il volo delle streghe su un manico di scopa è impossibile, nessuna istituzione lo perseguiterà per questo. Com’è noto, ciò non è sempre accaduto: in tempi e luoghi non molto lontani se qualcuno era accusato di avere opinioni in contrasto con i dogmi della chiesa cattolica, o – per citare un altro esempio storicamente significativo – con i principî del materialismo dialettico, poteva essere inquisito e punito.
Invece l’uso delle opinioni (inclusa la loro comunicazione) non è affatto libero nemmeno oggi e negli stati “occidentali”: se chi pensa che gli asini volano è un maestro di scuola e intende insegnarlo alla sua classe, glielo si impedirà e, qualora insista, sarà colpito da misure disciplinari.
Si può dire che questo stato di cose è abbastanza ragionevole: gli asini non volano, ed è quindi giusto che a chi nutre la bizzarra opinione contraria si impedisca di insegnarla ai nostri figli. Il problema è che accanto a tesi sulle quali praticamente non c’è mai stato alcun dubbio e altre su cui oggi ci sono relativamente pochi dubbi (per esempio quelle relative alla forma della Terra), ce ne sono molte altre che godono di due proprietà:
1) sono controverse;
2) il loro riconoscimento ufficiale (o quello della loro negazione) ha importanti conseguenze socio-politiche.
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