In questa intervista all'Osservatore Romano il cardinale Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace chiarisce meglio la posizione della Chiesa e la sua contrarietà agli OGM.
Effettivamente, soprattutto in Africa, alcune multinazionali cercano e trovano il consenso di vescovi locali per diffondere l'uso di questi organismi. Da parte mia, credo che la vera questione non sia quella di schierarsi a favore o contro gli ogm. Bisognerebbe riuscire a capire che se a un contadino africano si dà la possibilità di seminare su un terreno fertile - non distrutto, devastato o avvelenato dallo stoccaggio di rifiuti tossici - egli avrà alla fine la possibilità di cogliere il frutto del suo lavoro, mettendo anche da parte una scorta di semente tale da provvedere alla seminagione naturale dell'anno successivo. Dunque, non ci sarebbe bisogno di nessuna ingegneria genetica. In questo modo il contadino non si vedrebbe obbligato a comprare ogm dall'estero. Mi chiedo: perché costringere il contadino africano ad acquistare seme prodotto in altre terre e con altri mezzi? E mi sorge il dubbio che dietro ci sia il solito gioco della dipendenza economica da mantenere a ogni costo.
Il Cardinale sottolinea dunque la presenza di strumentalizzazioni e "ricerca di consensi" nel mondo della chiesa da parte di potenti aziende del settore...
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