lunedì 30 gennaio 2012

Il rapporto tra scienza e democrazia? La società intervenga se ci sono rischi

La Preside della Facoltà di agraria di Pisa interviene nel dibattito su “Scientismo, scienza, democrazia” promosso dalla Fondazione Diritti Genetici

“E’ innegabile che esista un forte legame tra scienza e democrazia: chi fa scienza produce conoscenza e contribuisce al cambiamento della società in cui opera”.

Così la Preside della Facoltà di agraria di Pisa, Manuela Giovannetti, interviene oggi nel dibattito su “Scienza e democrazia” promosso dalla Fondazione Diritti Genetici sul sito http://www.sciencesnddemocracy.it.

“La scienza è un’attività umana libera e tale dovrebbe essere in ogni paese ed in qualunque tempo – scrive la Giovannetti nel suo intervento - ma nel caso in cui le tecnologie utilizzate presentino rischi intrinseci, la società ha il dovere di chiedere alle industrie coinvolte, ai loro tecnici ed ai loro esperti di analizzare tali rischi, darne conto ed eventualmente individuare altri tipi di tecnologie.

La Preside di Pisa, che è anche Ordinario di Microbiologia agraria nella medesima università, porta l’esempio delle piante transgeniche.

“Non possiamo pensare – spiega la Giovannetti - che i transgeni, ovvero i geni introdotti nel genoma delle piante attraverso le tecniche di ingegneria genetica, che per il tipo di tecnologia utilizzato vanno ad inserirsi a caso nel genoma stesso, abbiano esiti del tutto prevedibili”

Cruciale nel rapporto tra scienza e democrazia è poi la questione dei brevetti.

“Poiché i brevetti delle piante transgeniche attualmente coltivate sono posseduti dalle grandi compagnie agrochimico-biotecnologiche – scrive la Giovannetti - esiste il rischio concreto di una forte concentrazione nelle mani di poche multinazionali delle più importanti piante alimentari, e quindi della produzione di cibo per milioni di persone.”
Da Gustavo Zagrebelsky a Giuseppe De Rita, da Giorgio Ruffolo a Nadia Urbinati, da Bartolomeo Sorge a Valerio Onida, dallo storico Franco Cardini al filosofo Emanuele Severino, il dibattito su “Scienza e democrazia” ha già coinvolto autorevoli rappresentanti del mondo della ricerca, del pensiero etico-filosofico, del diritto, dell’economia, che hanno risposto all’invito della Fondazione Diritti Genetici e inviato i propri contributi di riflessione.
Appuntamento con la pubblicazione di tutti gli interventi ogni lunedì alle ore 12 su http://www.scienceanddemocracy.it

"Scientismo, scienza, democrazia". Al via il dibattito pubblico promosso dalla Fondazione Diritti Genetici.

Al via il dibattito pubblico promosso dalla Fondazione Diritti Genetici.
Tra i partecipanti, Gustavo Zagrebelsky, Nadia Urbinati,
Giorgio Ruffolo, Valerio Onida, Bartolomeo Sorge


Si apre domani, 19 gennaio, il Science and Democracy Forum 2012, dibattito pubblico della Fondazione Diritti Genetici su “Scienza, scientismo, democrazia”.
Da Gustavo Zagrebelsky a Giuseppe De Rita, da Giorgio Ruffolo a Nadia Urbinati, da Bartolomeo Sorge a Valerio Onida, dalla Preside della Facoltà di Agraria di Pisa Manuela Giovannetti allo storico Franco Cardini e al filosofo Emanuele Severino, autorevoli rappresentanti del mondo della ricerca, del pensiero etico-filosofico, del diritto, dell’economia hanno già risposto all’invito della Fondazione Diritti Genetici inviando i propri contributi di riflessione sul testo di Mario Capanna “Scientismo, scienza, democrazia”.
Appuntamento domani, 19 gennaio, alle ore 12, su www.fondazionedirittigenetici.org con la pubblicazione del testo del Presidente della Fondazione Diritti Genetici che ha aperto il dibattito.
E appuntamento ogni lunedì, a partire dal 23 gennaio, sempre alle ore 12, con la pubblicazione, uno alla settimana, di tutti gli altri interventi. Il dibattito sarà successivamente aperto ai contributi e ai commenti del pubblico.
“Mai come oggi le forze economico-finanziarie, che stanno dietro e, sempre più spesso, dentro la ricerca, sono state in grado di condizionarne processi ed esiti – scrive Capanna nel documento che sarà pubblicato domani - mentre la democrazia, ridotta sempre più a delega, rende i cittadini spettatori passivi, privandoli della consapevolezza, e dunque della possibilità stessa, di intervenire nelle dinamiche della scienza”.

L’alternativa sulla quale i partecipanti al dibattito sono stati invitati a riflettere è un modello di ricerca “partecipata” che coinvolga i cittadini nei processi decisionali della scienza.

“La ricerca scientifica partecipata – spiega infatti Capanna nel testo - provoca il coinvolgimento diretto dei cittadini su ciò che è bene e utile, per le società e per le comunità umane, ricercare, sui processi stessi della ricerca e, in particolare, sulle sue finalità, i suoi scopi, la sua interpretazione e applicazione pratica”.


Il sito del dibattito scienza e democrazia